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INAIL: analisi dei rischi lavorativi nelle lavanderie industriali

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Le lavanderie industriali svolgono un servizio indispensabile per il normale funzionamento dei settori della sanità e del turismo e di pubblica utilità per l’intera collettività.

Malgrado ciò – a supporto di diverse realtà produttive, ad esempio il comparto ospedaliero e quello ricettivo – queste realtà lavorative sono poco conosciute in materia di salute e sicurezza sul lavoro e persiste una “carenza di studi a carattere igienistico-industriale dedicati al settore”.  

INAIL e Assosistema hanno aggiornato lo studio prodotto nel 2011 e dedicato all’analisi dei rischi dei lavoratori nelle lavanderie industriali. Ciò al fine di proseguire nella strada della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, che rappresenta la base del fare impresa in sicurezza.

Il presente lavoro analizza alcuni specifici rischi per la salute e la sicurezza cui sono esposti i lavoratori che operano nel settore delle lavanderie industriali.

Le attività tipiche e tradizionali consistono nel noleggio di materiali tessili, nel la- vaggio degli stessi e nella loro sterilizzazione, quando necessaria. Le lavanderie più moderne e tecnologicamente più avanzate hanno ampliato l’attività anche con la fornitura e manutenzione degli abiti da lavoro e dei kit sterili per le sale operatorie.

Analisi dei rischi

Consigliando ovviamente la lettura del testo integrale, ci vogliamo soffermare sul capito 3, Analisi dei rischi.

Rischio biologico

Il rischio biologico consiste nella possibilità di contrarre infezioni, allergie o in- tossicazioni in seguito all’esposizione ad agenti biologici. La normativa nazionale affronta il problema del rischio biologico in ambito lavorativo con il Titolo X del d.lgs. 81/08 e s.m.i., che si applica a tutte le attività lavorative nelle quali vi è ri- schio di esposizione ad agenti biologici.

Gli agenti biologici, secondo le definizioni di cui all’art. 267 del d.lgs. 81/08, sono rappresentati da “qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni” e includono pertanto batteri, virus, funghi microscopici ed endoparassiti.

La tipologia di potenziali contaminanti dipende strettamente dai contesti di provenienza del materiale sporco e varia a seconda che si tratti di ambienti sanitari (ospedali, RSA, centri veterinari, ecc.) o del settore alberghiero e della ristorazione.

Rischio chimico

Il rischio deriva dall’esposizione ad agenti chimici (sostanze o miscele) pericolosi presenti sul luogo di lavoro. Informazioni immediate sui pericoli associati a una sostanza o miscela sono riportate sulla relativa etichetta. La scheda dati di sicurezza (SDS) contiene informazioni molto più approfondite rispetto all’etichetta in merito alle proprietà chimico-fisiche, tossicologiche e di pericolo per l’ambiente, necessarie per una corretta e sicura manipolazione di una sostanza o miscela.

Fasi lavorative maggiormente a rischio di esposizione
Fasi lavorative maggiormente a rischio di esposizione

Misure di protezione

Per eliminare o quantomeno diminuire il rischio, l’ideale è sostituire gli agenti chimici o i processi pericolosi con altri che, nelle stesse condizioni di utilizzo, non sono pericolosi o lo sono meno.

Tutti gli ambienti in cui possono diffondersi gas e/o vapori nocivi devono essere muniti di un sistema di ventilazione generale, che garantisca un numero adeguato di ricambi d’aria. La ventilazione generale, se necessario, va integrata con dispositivi di aspirazione localizzati in prossimità delle sorgenti di emissione degli inquinanti.

Il datore di lavoro è tenuto a verificare l’efficacia dei sistemi di aerazione (generali o localizzati) effettuando dei periodici monitoraggi ambientali.

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